«Che cos¿è il panteismo? Una nozione oscura e vaga, che afferma la contraddittoria unità di dio e del mondo e che ci è nota essenzialmente attraverso l¿implacabile critica dei teologi, o qualcosa che dobbiamo ancora pensare nella sua verità? Il grande merito di questo ¿saggio sul panteismö è di formulare da capo con sobrietà e chiarezza le condizioni che lo rendono pensabile. Una lettura attenta e, insieme, serrata delle sue folgoranti apparizioni nella storia del pensiero, da Davide di Dinant a Giordano Bruno, da Avicebron a Spinoza, da Scoto Eriugena a Campanella mostra che il panteismo non è una dottrina su Dio, ma il tentativo di pensare l¿identità di mente e materia; non è una tesi sull¿identità fra un Dio ubiquo e senza luogo e i luoghi del mondo: è, piuttosto, il tentativo di pensare l¿aver luogo di ogni cosa in Dio e, insieme, il farsi sensibile di Dio in ogni cosa. Il panteismo è, allora, la revoca di tutti dualismi (sensibile/intelligibile, materia/ forma, essere/pensiero, soggetto/oggetto, causa/effetto, ma anche: sacro/profano, bene/ male) su cui la cultura occidentale ha fondato la sua inaudita potenza e, insieme ¿ com¿è oggi più che mai evidente ¿ il suo rovinoso fallimento. In questo senso il panteismo non è una filosofia: è la filosofia, insieme prima e ultima, una sorta di filo rosso che traversa tutta la trama del pensiero e non può esserne tolto senza che tutto il tessuto ¿ il testo ¿ si laceri. E il lettore che avrà seguito l¿acrobatica, puntigliosa argomentazione di Dattilo vedrà alla fine apparire limpidamente davanti al suo sguardo quel dio sensibile, che non è altro che la vita ¿ unica, amorosa e incandescente ¿ della mente e della materia». Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.